Vini Selvaggi 2025: viaggio nel mondo del vino naturale

di Marianna Mastropietro, Wine & food expert
Il 9 e 10 marzo 2025 si è tenuto a Roma Vini Selvaggi, l’evento dedicato ai vini naturali allestito presso il San Paolo District. Un’occasione imperdibile per assaporare vini autentici, espressione sincera del territorio e del lavoro artigianale, per non dire contadino, dei produttori espositori. Il loro vino è infatti vivo, mutevole e unico, frutto di un approccio rispettoso della natura e della sua intemperanza quasi indomabilità. Tra gli espositori presenti, ho avuto il piacere di incontrare tre cantine che mi hanno particolarmente colpito per la loro filosofia produttiva e per la qualità dei loro vini.

Domaine de la Garance, il fascino della Linguadoca

La prima tappa è stata da Pierre Quinonero, produttore del Domaine de la Garance, che ha i suoi vigneti nel Midi, in Linguadoca, una terra caratterizzata da una straordinaria varietà di suoli e un clima fortemente condizionato dalla posizione tra la Provenza (il Mediterraneo) e i Pirenei che si scorgono in lontananza dai vigneti di Pierre. Devo dire che appena ho visto la brochure dell’evento mi sono recata dritto al Domaine de la Garance. Perché? Recentemente avevo assaggiato per caso uno dei vini di Pierre (il Licence III rosso) in un ristorante centenario di Genova e non vedevo l’ora di poterlo conoscere di persona.

Cosa ho assaggiato:

  • Licence III Chardonnay: un bianco floreale e leggero, 12% vol., molto diverso dagli Chardonnay italiani, grazie a un terroir che combina quattro diverse tipologie di suoli.
  • Licence III Rosso: un 100% Grenache, poco alcolico, perfetto per accompagnare un pasto dall’inizio alla fine. È un vino che parla del suo territorio con grande eleganza.
  • Les Armières: un rosso da uve Carignano, che sprigiona sentori pepati, di prugna e lampone. Questo vino è fortemente influenzato dal suolo di un ex vulcano che condiziona la zona di Caux (il paesino in cui si trova la cantina) che un tempo era appunto occupata da un lago vulcanico.

Pierre non è solo un grande produttore, ma anche una persona affabile e appassionata. Mi ha fatto venire voglia di visitare la sua cantina per scoprire ancora di più sulla sua produzione e sul suo legame con la terra. Il suo lavoro è un’espressione raffinata e autentica della zona tra Provenza e Pirenei, dove Pierre coltiva in regime biologico e biodinamico viti con un’età media di oltre 50 anni.

La Puerta del Viento, l’anima biodinamica della Spagna

 Puerta del Viento di Jorge Vega Garcia, una cantina biodinamica che produce con passione vini autentici a El Bierzo, nell’ovest della provincia di León, quasi al confine con la Galizia

Dopo la Francia, sono entrata in Spagna, alla Puerta del Viento di Jorge Vega Garcia, una cantina biodinamica che produce con passione vini autentici a El Bierzo, nell’ovest della provincia di León, quasi al confine con la Galizia. Jorge coltiva con cura Mencìa e Godello, due vitigni storici della zona, e rari da trovare, con ceppi che sfiorano il secolo di vita. I suoi vini sono prodotti con minimi interventi in cantina, senza solfiti aggiunti, senza filtrazione e totalmente vegani. Il microclima unico di El Bierzo, con le sue forti escursioni termiche, dona ai vini un carattere distintivo, rendendoli particolarmente freschi e complessi. Assaggiando il suo Godello bianco si percepisce tutta l’intensità di un vino raro e affascinante, mentre la Mencìa, vino rosso intenso, ci trasporta dritti con il pensiero ad un bel polpo alla gallega. Saranno le spezie dell’affinamento in botte o la vicinanza della Galizia, ma anche qui l’obiettivo è poter andare sul posto.

Nasciri, nascere e rinascere della terra a Gerace

Domenico un giovane di Gerace (meraviglioso paesino dell'aere agrecanica calabrese) produttore dell’azienda agricola Nasciri, che ha scelto di recuperare i vigneti di famiglia

Domenico è il sole che ho incontrato durante la fiera. Un giovane di Gerace (meraviglioso paesino dell’aerea grecanica calabrese) produttore dell’azienda agricola Nasciri, che ha scelto di recuperare i vigneti di famiglia, portando avanti una viticoltura autodidatta e completamente naturale. I suoi sì sono vini selvaggi, ogni annata è diversa, perché la sua produzione rispecchia in tutto e per tutto l’andamento della stagione e dell’equilibrio della natura.

Cosa ho bevuto (e stentereste a crederci)

  • Vino i Casa Bianco Greco e Falanghina: fresco, sapido, dal carattere unico, delcinazione autentica del terroir calabrese tra l’Aspromonte e il mare.
  • Aglianico coltivato in Calabria: un vino potente e intenso ma facile da bere, in blend con il Greco Nero calabrese. Necessariamente diverso dall’Aglianico campano a cui siamo abituati, probabilmente più fresco e sapido, veramente piacevole.

Domenico mi ha affascinato con la sua filosofia di produzione e la sua storia, che merita di essere raccontata in un articolo a parte. Anche la sua cantina è sicuramente una meta da segnare in agenda per una visita futura.