San Gimignano: scoperta una cantina per il vino di 1800 anni fa negli scavi della villa romana di Aiano

Una vera e propria cantina per la conservazione del vino di oltre 1800 anni fa. L’eccezionale rinvenimento archeologico arriva dalla 17esima campagna di scavi condotta presso la villa romana di Aiano-Torraccia di Chiusi (Toscana), risalente tra il IV e il VII secolo d.C., e dimostra l’antichissimo legame con la viticoltura del territorio della Vernaccia.

L’ampiezza della villa si estende per circa 10.000 metri quadri

L’indagine archeologica ha confermato l’ampiezza della villa, che si estende per circa 10.000 metri quadri, metà dei quali sono stati riportati alla luce finora. Gli scavi, iniziati nel 2005, sono condotti dall’Université Catholique de Louvain in collaborazione con l’amministrazione comunale di San Gimignano, sotto la direzione scientifica di Marco Cavalieri, professore ordinario di Archeologia romana e Antichità italiche presso l’ateneo belga.

Gli scavi archeologici nella villa di Aiano, a San Gimignano

Rinvenute una trentina di ‘dolia defossa’ (grosse giare interrate per la conservazione del vino)

“Coordinando una ventina di studenti e ricercatori belgi ed italiani, la campagna, ha di fatto rimesso in luce la cella vinaria della villa, ambiente dove si produceva e conservava il vino, fonte prima d’esistenza della villa in Valdelsa – spiega Cavalieri – all’interno di un’ampia sala di circa 30 metri per 9, scandita da sei pilastri assiali che delimitano due navate, al momento sala tra le più vaste della villa, sono stati rinvenuti e parzialmente indagati una trentina di ‘dolia defossa’ (grosse giare interrate per la conservazione del vino). In base alla loro posizione e alle dimensioni della stanza, è possibile supporre che in origine ne esistessero una cinquantina disposti su quattro file, dato che fa intendere una produzione non solo per consumo locale”.

Eccezionale rinvenimento di oltre 30 ‘dolia defossa’, grosse giare interrate per la conservazione del vino

Tra il 2023 e 2024 scoperte anche due vasche rettangolari per la fermentazione del mosto

Tra il 2023 e 2024 sono anche state scoperte due vasche rettangolari (lacus) orientate in senso nord-sud lungo il muro occidentale della stanza. Questi bacini presentano pareti interne rivestite con intonaco idraulico, presentano sul fondo una cuvette (bacile per la raccolta della feccia) e dispongono di scalette per la discesa sul fondo.
Servivano per la fermentazione del mosto – spiega ancora Cavalieri -. La presenza del torchio è stata ipotizzata sulla base delle tracce ancora visibili. Analisi chimiche effettuate su campioni prelevati all’interno dei doli hanno consentito di confermare che i recipienti erano rivestiti all’interno di resina di pino e pece, sostanze usate nella produzione antica del vino”.

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