Eventi internazionali: ecco quando si svolgerà Slow Wine Fair 2026

Come ogni anno, le date della nuova edizione di Slow Wine Fair 2026 sono state annunciate con largo anticipo. La quinta edizione della Fiera Internazionale del Vino Buon Pulito e Giusto si terrà a Bologna dal 22 al 24 febbraio 2026. Nella foto di copertina uno scatto dell’edizione 2025 di Michele Purin.

Come partecipare a Slow Wine Bologna 2026

  • Date: dal 22 al 24 febbraio 2026
  • Dove: Bologna Fiere
  • Cos’è: Fiera internazionale del vino sostenibile che segue i principi di Slow Wine ossia buono, pulito e giusto
  • Per chi: appassionati, curiosi, sommelier, operatori del settore
  • Programma: ogni anno ci sono banchi d’assaggio con migliaia di etichette italiane e internazionali

Biglietti Slow Wine Fair

In attesa che vengano ufficializzati i costi dei biglietti di Slow Wine Fair 2026, qui trovi quelli della passata edizione per farti un’idea. Per gli appassionati il ticket di ingresso era di 39€. Ai professionisti del vino era dedicato uno sconto con ingressi a 20€ oppure pacchetti di abbonamento: due giorni a scelta a 30€tre giorni a 40€. I biglietti erano acquistabili online e, nei giorni dell’evento, presso le casse fisiche. Molte categorie di utenti hanno usufruito di un codice coupon, che dava diritto a scontistiche. Soci Slow Food, Fisar, studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche: hanno potuto avere un ingresso valido per domenica 23 febbraio a 29€. Cuoche e cuochi delle Osterie d’Italia e dell’Alleanza Slow Food, locali Ascom: ingresso valido in un giorno a scelta tra il 23, 24 e 25 febbraio a 15€.

Cos’è Slow Wine Fair

Slow Wine Fair è una delle manifestazioni più importanti nel panorama nazionale e internazionale. Offre ai partecipanti la possibilità di trovare in un solo luogo il meglio della produzione artigiana e sostenibile italiana e mondiale. Ogni anno ci sono in degustazione migliaia di vini da tutte le regioni italiane e decine di paesi mondiali. Le etichette vengono selezionate con un occhio di riguardo a chi produce in biologico e in biodinamico e secondo i principi cardine Slow Food: buono, pulito e giusto.

Chi organizza l’evento

La terza edizione di Slow Wine Fair è organizzata da BolognaFiere con  la  direzione  artistica di  Slow  Food.

Se vuoi partecipare come espositore a Slow Wine Fair 2026

Tutte le informazioni per valutare una partecipazione come espositore sono a questo link, con prezzi e dettagli. Le adesioni sono aperte fino al 19 dicembre 2025. L’azienda che desidera aderire deve essere in linea con i criteri di selezione individuati dal Manifesto Slow Food per il Vino Buono, Pulito e Giusto. Firmando il Manifesto e aderendo ai suoi principi l’azienda entra a fare parte della Slow Wine Coalition: la rete di produttori, professionisti e consumatori che condividono una stessa idea di vino.

Slow Wine Fair 2025: cosa è successo

Slow Wine Fair e SANA Food chiudono il primo anno insieme. Al doppio appuntamento hanno partecipato 15.000 visitatori e 300 buyer internazionali, in arrivo da 20 Paesi. Sono stati 1.200 gli espositori di Slow Wine Fair – con oltre il 70% di cantine certificate biologiche e/o biodinamiche o in conversione – provenienti da tutte le regioni italiane e da 29 Paesi.

Degustazioni di vino naturale

Inoltre, grazie alla presenza di distribuzioni specializzate come Arké, Elemento Indigeno, Velier-Triple “A” e di collettive come Junge Wilde Winzer, Natural Wine Association, Vi.Te – Vignaioli e Territori e Demeter, oltre a numerosi altri vignaioli che si sono iscritti in modo indipendente, sono state più di 200 le cantine di vini naturali presenti.

Oltre confine: Più di 150 cantine estere da 28 nazioni

Sempre più importante la presenza straniera della Slow Wine Fair. Cresce, infatti, a 157 il numero di vignaiole e vignaioli che giungono da altri Paesi (28 oltre all’Italia, il numero più alto di sempre). A Bologna hanno proposto in degustazione sia vini provenienti dalle più prestigiose denominazioni mondiali, quali Borgogna, Bordeaux, Champagne, Rodano, Loira, Mosella, Reno, sia da Stati meno conosciuti come Giappone, Georgia, Bolivia e Cile.

Conosciamo più da vicino alcuni dei vignaioli che erano presenti

La costante attenzione ai dettagli è il punto di forza della storica azienda altoatesina Cantina Girlan. Negli ultimi anni, l’azienda ha deciso di ridurre le emissioni di CO2 adottando bottiglie più leggere e tappi Stelvin per i suoi bianchi e rosati, permettendo così l’uso di meno solfiti. A Provaglio d’Iseo, Silvano Brescianini continua a portare avanti la storia di Barone Pizzini, pioniere del biologico in Franciacorta. In Toscana, nella Costa degli Etruschi, le Macchiole, guidate da Cinzia Merli, continuano il loro percorso verso la certificazione biologica e la sostenibilità. Questo approccio dimostra che Bolgheri è dinamica e all’avanguardia, rispettando l’ambiente e mantenendo alta la qualità delle produzioni.

Cantine biologiche e biodinamiche: tre esempi dal nord Italia

All’inizio degli anni 2000, dopo un incontro con Nicolas Joly, Marinella Camerani decise di convertire al biodinamico la sua azienda agricola. Oggi, la figlia Federica guida la Camerani – Adalia & Corte Sant’Alda, una proprietà che include boschi, ulivi, alberi da frutto e vigneti in Val Mezzane, in provincia di Verona. Sempre in Lombardia, nell’estremo sud, l’Oltrepò Pavese è noto per la sua varietà di condizioni pedoclimatiche. Qui, la Tenuta Mazzolino, guidata da Francesca Salvo, ha individuato 39 parcelle distinte per valorizzarne le peculiarità. Un luogo già famoso cinquant’anni fa come la collina del Pinot Nero. In Toscana, a Montepulciano, la cantina Avignonesi gestisce quasi 200 ettari di vigneti biodinamici. Questa azienda si impegna a ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità. Notevole è il progetto di reimpianto del vigneto La Stella, trasformandolo da monocoltura a ecosistema complesso.

Dall’Amarone al Barolo

In Veneto, l’Amarone di Speri è un simbolo del territorio della Valpolicella classica. Da sette generazioni, la famiglia seleziona le uve più adatte per valorizzare la biodiversità dei vigneti autoctoni, come il prestigioso Monte Sant’Urbano. In Piemonte, Aldo Vaira e sua moglie Milena Ghigo, insieme ai figli Francesca, Giuseppe e Isidoro, producono il rinomato Barolo. La loro filosofia produttiva si basa sulla diversificazione: coltivano circa venti varietà di uve nelle vigne prestigiose di Langa. A Treiso, il Barbaresco di Lodali riflette il terroir dei vigneti di nebbiolo delle Rocche dei Sette Fratelli e Giacone, con viti che superano i 50 anni. A San Rocco di Seno d’Elvio, Lodali continua a esaltare le qualità del Nebbiolo. In Toscana, i punti di riferimento sono il Brunello di Le Chiuse e il Chianti Classico di Caparsa.

Vitigni unici da riscoprire

Il Mayolet è solo una delle 13 varietà coltivate dalla Cantina di Barrò. A guidarla è Matteo, enologo alla terza generazione, che affianca i genitori Elvira Rini e Andrea Barmaz nella produzione di ben 12 etichette, in poco più di tre ettari e mezzo di terreno a Sant-Pierre, in una delle aree più vocate nel panorama valdostano.
Tra le antiche miniere di zolfo a Tufo, in provincia di Avellino, la coda di volpe di Cantine dell’Angelo è il risultato della più recente e piccola parcella di Angelo Muto. Terza generazione di viticoltori, oggi uno dei migliori interpreti del territorio irpino. Se si guarda alla Sardegna, la granazza bianca porta il nome di Giuseppe Sedilesu, la cui famiglia ha permesso di lanciare il nome di Mamoiada nel mondo. Alle etichette storiche, già da quest’anno, si aggiungono i vini che riportano i nomi dei singoli vigneti, come Ghirada Zi’ Spanu e Ghirada Murruzzone, con viti di oltre cinquant’anni.

Giovani vignaioli che guardano al futuro

Dopo un lungo girovagare oltreoceano, nel 2020 Mattia Scarbolo è tornato a Lauzacco per affiancare il papà Walter e la sorella Lara, che segue oggi la parte enologica. Con la sua attività, intende esprimere un carattere sottovalutato delle grave del Friuli, dando particolare attenzione al Pinot Grigio. Nell’alto Monferrato, tra Moasca e Canelli, Luca Amerio è il braccio e la mente di Tenuta Il Nespolo, che deve il nome all’albero piantato da nonno Giovanni negli anni Sessanta, ereditato poi dal papà Domenico, oggi di supporto in cantina. Vincitore del Premio al Giovane Vignaiolo di Slow Wine 2025, Luca ha dato nuova linfa alla realtà di famiglia, ed è attivo anche nell’Associazione EsCAMOtage. Sono trenta invece le candeline di attività della Cantina Adriano Marco e Vittorio, dove Michela Adriano, con ottimismo, è riuscita a cogliere il meglio di un’annata che ha messo tutti a dura prova.

Femminile plurale

Nonostante la giovane età, Chiara Condello ha già alle spalle quattordici vendemmie. La sua caparbietà e competenza l’hanno resa un punto di riferimento non solo per Predappio e la Romagna, ma per tutta l’Italia vitivinicola. A Monteforte d’Alpone, Federica Nardello e suo fratello Daniele affrontano la sfida della conversione biologica nella regione del Soave. Hanno deciso di preservare le tradizioni vinicole, valorizzando viti secolari come quelle del Monte Zoppega. A Lonato del Garda, Giovanna Prandini è la forza motrice di Perla del Garda, nata all’inizio degli anni Duemila con una filosofia chiara: il vino si inizia a fare in vigna, con l’attenzione e la saggezza della tradizione contadina. La famiglia Dei ha origini a Rapolano Terme, in provincia di Siena, nota per l’estrazione del travertino. Caterina Dei, ereditando dal padre Glauco, produce vini di qualità rispettando le tradizioni e il territorio. A San Gimignano, visitare Montenidoli significa entrare in contatto con la cultura, l’energia e la passione di Elisabetta Fagiuoli, che esprime il potenziale dei vigneti di vernaccia, trebbiano, malvasia e sangiovese, coltivati biologicamente, o come dice lei, “secondo natura”. Nelle colline del Roero, Monica e Daniela Tibaldi festeggiano dieci anni di successi. Dal 2014, le sorelle hanno quasi raddoppiato la superficie vitata, ottenuto la certificazione biologica e strutturato l’azienda, producendo vini che riflettono il territorio.