Il ritorno della pergola: tradizione e innovazione nella viticoltura. L’inchiesta esclusiva del Corriere Vinicolo sul recupero di un sistema millenario

A cura di Aldo Lorenzoni e Maurizio Taglioni – Il Corriere Vinicolo. Simbolo di bellezza e funzionalità, l’allevamento della vite a pergola nacque sulle sponde del vino per diventare nei secoli un’icona della viticoltura mediterranea, diffondendosi nel Medioevo in diverse zone viticole italiane. Poi, a partire dagli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, per motivi soprattutto di convenienza produttiva, questo storico metodo d’allevamento perse terreno, a favore della spalliera. Oggi, tuttavia, in un’epoca segnata dal cambiamento climatico, la pergola sta vivendo un momento di riscatto dopo mezzo secolo di ostracismo, riscoperta in particolare per la sua resilienza ed il suo valore estetico e produttivo.

“Il declino delle pergole e dei tendoni è stato legato a motivi di convenienza produttiva – spiega Attilio Scienza -. Non si poteva più vinificare l’uva da tavola e le esigenze di qualità penalizzavano un sistema visto come iperproduttivo”

Il “ritorno della pergola” è oggetto, su Il Corriere Vinicolo “Vite” n. 17 del 26 maggio 2025, di un’inchiesta esclusiva (a cura di Giulio SommaMaurizio Taglioni e Aldo Lorenzoni) con contributi di taglio tecnico e riflessioni e analisi che hanno coinvolto Andrea Lonardi MW, Marco Simonit e Attilio Scienza ed un profilo storico della nascita e dell’evoluzione di questo sistema d’allevamento, intreccio di tecnica, cultura e paesaggio. In fondo il link all’inchiesta completa.

il ritorno della pergola: tradizione e innovazione nella viticoltura

La Pergola: riflessioni e analisi di Attilio Scienza, professore emerito dell’Università Statale di Milano e tra i massimi esperti di viticoltura a livello internazionale

La pergola, nelle sue varie declinazioni, ha rappresentato per secoli una forma di allevamento diffusa, adattandosi a contesti geografici e sociali diversi. Essa nasce come strumento di viticoltura promiscua, sollevando l’uva dal terreno per lasciare spazio ad altre colture. “Questo sistema è particolarmente adatto ai terreni collinari, dove sfrutta il pendio senza necessità di ritocchini e offre protezione dalle grandinate”, spiega Scienza. Nel Centro-Sud, in regioni come Puglia, Abruzzo e Sicilia, la variante del tendone si è affermata nel dopoguerra per la produzione di uva da tavola e per le esigenze delle cantine sociali, che richiedevano grandi quantità di uve a basso costo. In aree montane come il Trentino-Alto Adige, la pergola rimane un simbolo di identità culturale. “A Bolzano – sottolinea il professore – nella zona del lago di Caldaro o di Santa Maddalena, la pergola è una sorta di monumento alla diversità e all’appartenenza. La sua struttura, sostenuta in passato da tutori vivi come olmi o ciliegi, consentiva di ottimizzare lo spazio e di integrare la vite in un’agricoltura multifunzionale”.

La pergola: resilienza e bellezza nella viticoltura che cambia

La pergola, antica forma di allevamento della vite, è un’icona della viticoltura mediterranea, un intreccio di tecnica, cultura e paesaggio. In tutte le sue declinazioni (orizzontale, inclinata, pergoletta, tendone ecc.), la pergola non è solo una struttura per sostenere le viti, ma un simbolo di identità che ha attraversato millenni, adattandosi a climi, economie e bisogni sociali. Oggi, in un’epoca segnata dal cambiamento climatico, la pergola sta vivendo una rinascita, riscoperta per la sua resilienza e il suo valore estetico e produttivo. La sua storia, dalle origini egiziane alle montagne del Trentino, alle colline del Veneto e del Centro-Sud della nostra penisola, è un racconto di tradizione, di crisi e di rinnovate prospettive. Le origini: dalle sponde del Nilo ai vigneti romani La storia della pergola inizia lontano, nell’antico Egitto, dove la vite veniva coltivata su strutture elevate per sfruttare il clima favorevole e la fertilità del Nilo.

Antiche tracce di pergola si trovano in graffiti egiziani

“Le più antiche tracce di pergola si trovano in graffiti egiziani. Non è una forma di allevamento europea, nasce in Egitto, dove la vite era sostenuta da strutture che proteggevano l’uva dagli animali e massimizzavano la produzione”, riferisce Attilio Scienza, professore emerito dell’Università Statale di Milano e tra i massimi esperti di viticoltura a livello internazionale. Queste pergole, spesso dotate di muretti e torri di sorveglianza, erano un’anteprima dell’ingegnosità che avrebbe caratterizzato la viticoltura mediterranea. La descrizione di Omero dell’uva selvatica e della coltivazione primitiva della vite è un altro passaggio storico importante per comprendere la diffusione del mito del vino nel Mediterraneo occidentale e la coesistenza di due modelli di viticoltura, quella greca e quella etrusco-romana, sopravvissute fino a ora in molte zone d’Italia, espressioni di culture diverse che hanno utilizzato vitigni e forme di allevamento ben distinti. Le forme di allevamento diventavano così una sorta di frontiera culturale invalicabile a difesa dell’identità di quei luoghi. I confini “nascosti” tra le diverse culture sono ancora visibili nelle modalità di coltivazione e nei vitigni utilizzati.

Una forma di allevamento particolarmente adatta ad alcuni vitigni

La pergola, ad esempio, è una forma di allevamento particolarmente adatta ad alcuni vitigni che richiedono per la loro generosità una struttura di sostegno che solo la pergola può fornire. Così il paesaggio viticolo delle regioni meridionali italiane è ancora oggi più simile a quello greco, con viti allevate ad alberello e potature corte. Al contrario, le regioni etrusco-romane o influenzate dalla cultura etrusca, presentano potatura lunga e sostegno vivo. Una dicotomia produttiva che possiamo ritrovare ancora oggi, anche se in molti territori italiani questi due modelli di viticoltura convivono. Furono, infatti, i Romani a portare e diffondere la pergola in Italia, trasformandola in un elemento di bellezza e funzionalità. Nelle ville urbane e rustiche, le pergole ornavano i giardini, offrendo ombra e uva da tavola. “In epoca romana, la pergola non era pensata per la produzione commerciale, ma per allietare le passeggiate. Era un elemento di arredo paesaggistico, come si vede in un disegno di Pompei o in iconografie veneziane”, spiega Scienza. Questo uso decorativo si affiancava a una viticoltura più strutturata, influenzata dalla cultura etrusca, che privilegiava potature lunghe e tutori vivi, come olmi, ciliegi e pioppi, per sostenere viti vigorose.

Il “ritorno della pergola” l’inchiesta esclusiva del “Il Corriere Vinicolo” 

Il “ritorno della pergola” l’inchiesta completa a questo link: Il Corriere Vinicolo “Vite” n. 17 del 26 maggio 2025. (a cura di Giulio SommaMaurizio Taglioni e Aldo Lorenzoni) con contributi di taglio tecnico e riflessioni e analisi che hanno coinvolto Andrea Lonardi MW, Marco Simonit e Attilio Scienza ed un profilo storico della nascita e dell’evoluzione di questo sistema d’allevamento, intreccio di tecnica, cultura e paesaggio)