È un grande bianco campano a rischio estinzione. Ma meno conosciuto di Greco di Tufo, Fiano e Falanghina. Si tratta dell’Asprinio di Aversa: un vino-vitigno a DOC, alla base dell’unica tradizione spumantistica della regione Campania.
Quando l’ho bevuto, mi sono emozionato – ha scritto il celebre critico Veronelli -. Ero in campagna da un contadino, dalle parti di Aversa, e quell’Asprinio era eccezionalmente buono. Ben lavorato, fragile, elegante. Quello che mi fa rabbia è la consapevolezza di non poterlo ritrovare. L’Asprinio di Aversa sarebbe un vino splendido se venisse valorizzato”.
Quali sensazioni si hanno bevendo un Asprinio di Aversa?
Un tipico Asprinio di Aversa ha un colore giallo paglierino intenso e brillante. Al naso, questo vino colpisce per intensità e freschezza. Il profilo aromatico ha note agrumate e fruttate, con richiami minerali e di camomilla. Al palato è avvolgente, con una decisa spinta acida. Termina con un lungo e persistente finale minerale.
7 ottimi vini da provare
Con cosa abbinare un Asprinio di Aversa?
L’Asprinio di Aversa trova l’abbinamento ideale con la mozzarella di bufala e la burrata. Inoltre, è ottimo per esaltare in generale preparazioni a base di pesce, frutti di mare e crostacei.
Quali cantine producono ancora l’Asprinio di Aversa?
Curiosità
Un elemento affascinante di questo vitigno è il tipo di allevamento tradizionale denominato alberata. La vite è “maritata” a tutori vivi. Infatti, cresce sui pioppi e raggiunge, così, anche i 15 metri di altezza. Un vero spettacolo da vedere! Ma solo pochi produttori continuano a usare questo tipo di coltivazione. Anche se andrebbe considerata come un elemento paesaggistico rurale da salvaguardare. Purtroppo, però, impone un grande impegno per il mantenimento.
Le origini
Interessanti anche le ipotesi sull’origine del vitigno. Secondo alcuni sono addirittura etrusche, per altri greche. Si dice anche che il Re di Francia Luigi XII lo abbia portato in Italia nel 1500. Secondo Giampaglia, deriverebbe dalla “famiglia dei Pinot” e sarebbe stato introdotto nel Napoletano nell’Ottocento durante la dominazione francese. A sostegno di questa ipotesi vale la considerazione avallata dagli stessi agricoltori, secondo i quali, nel passato, i commercianti francesi e ungheresi acquistavano l’uva asprinia per poi utilizzarla nella preparazione di vino spumante.
Sono innamorato dell asprinio.ho saggiato il buon vino delle cantine magliulo e i Borboni che è ottimo .cantine Caputo non mi è piaciuto.
Leggete il mio articolo su agraria.org