Vino Asprinio di Aversa
Se stai leggendo questo articolo è perché ti piacciono i vini di nicchia, infatti l’Asprinio di Aversa è considerato un grande vino bianco campano a rischio estinzione, meno conosciuto di Greco di Tufo, Fiano e Falanghina. Si tratta di un vino-vitigno a DOC, alla base dell’unica tradizione spumantistica della regione Campania.
Eccezionalmente buono
Quando l’ho bevuto, mi sono emozionato – ha scritto il celebre critico Veronelli -. Ero in campagna da un contadino, dalle parti di Aversa, e quell’Asprinio era eccezionalmente buono. Ben lavorato, fragile, elegante. Quello che mi fa rabbia è la consapevolezza di non poterlo ritrovare. L’Asprinio di Aversa sarebbe un vino splendido se venisse valorizzato”.
Vino Asprinio caratteristiche
Un tipico Asprinio di Aversa ha un colore giallo paglierino intenso e brillante. Al naso, questo vino colpisce per intensità e freschezza. Il profilo aromatico ha note agrumate e fruttate, con richiami minerali e di camomilla. Al palato è avvolgente, con una decisa spinta acida. Termina con un lungo e persistente finale minerale.
Abbinamenti gastronomici con l’Asprinio di Aversa
L’Asprinio d’Aversa trova l’abbinamento ideale con la mozzarella di bufala e la burrata. Inoltre, è ottimo per esaltare in generale preparazioni a base di pesce, frutti di mare e crostacei.
Dove si produce il vino Asprinio
Le uve destinate alla produzione del vino a DOC Aversa Asprinio devono essere prodotte nell’agro aversano, ricadente nelle province di Napoli e Caserta e che comprende tutto il territorio di 19 comuni del casertano e 3 comuni del napoletano. In provincia di Caserta: Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola – Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno. In provincia di Napoli: Giugliano, Qualiano, Sant’Antimo.
Curiosità
L’Alberata Aversana e gli ipogei di tufo dove far maturare l’Asprinio sono una parte emozionale del vino stesso. Come puoi vedere nelle foto, la vite è “maritata” a tutori vivi. Infatti, cresce sui pioppi e raggiunge, così, anche i 15 metri di altezza. Un vero spettacolo da vedere! Le difficoltà e i costi altissimi di questa forma di allevamento tradizionale hanno messo a rischio l’esistenza stessa del vino Asprinio. Ma per fortuna, oggi possiamo ancora berlo grazie alla caparbietà e alla testardaggine di alcuni produttori, che non si sono arresi davanti alle difficoltà e hanno continuato a mantenere vivo questo patrimonio culturale campano. Come potrai immaginare oggi solo pochi produttori continuano a usare questo tipo di coltivazione. Negli anni ’90 i viticultori erano 5 e oggi sono circa una ventina (continua a leggere per trovare l’elenco).
Le origini
Interessanti anche le ipotesi sull’origine del vitigno. Secondo alcuni sono addirittura etrusche, per altri greche. Si dice anche che il Re di Francia Luigi XII lo abbia portato in Italia nel 1500. Secondo Giampaglia, deriverebbe dalla “famiglia dei Pinot” e sarebbe stato introdotto nel Napoletano nell’Ottocento durante la dominazione francese. A sostegno di questa ipotesi vale la considerazione avallata dagli stessi agricoltori, secondo i quali, nel passato, i commercianti francesi e ungheresi acquistavano l’uva asprinia per poi utilizzarla nella preparazione di vino spumante.
Asprinio di Aversa produttori
Elenco produttori Asprinio di Aversa
Aia delle Monache
Aia delle Monache produce una chicca per gli amanti del mondo del vino naturale, che noi seguiamo con interesse e curiosità. Dalla vendemmia 2018, sono riusciti a vinificare il frutto di poco più di mezzo ettaro di Asprinio coltivato con il sistema delle “alberate aversane”, per ottenerne un vino frizzante non chiarificato e non filtrato, integro sui suoi lieviti.
Carlo Menale
Continuiamo con interpretazioni ricercate di Asprinio con il Metodo Ancestrale di Carlo Menale. Si chiama Mimì kanti’njere. Carlo Menale è celebre per la sua storica enoteca situata nel Cuore di Aversa con vendita di vini di ogni genere e anche sfusi. L’Enoteca è organizzata su tre livelli, il primo addetto alla vendita al dettaglio con più di 15 tipologie di vini sfusi e oltre 3.000 etichette di vini imbottigliati, il secondo è ad un piano sottoterra dove vi sono esclusivamente vini e champagne pregiati. A 15 metri di profondità vi è una grotta risalente agli inizi del 1900 nella quale viene conservato il vino.
Drengot
Drengot prende il suo nome dalla casata di Rainulfo, nobile normanno, fondatore e primo conte di Aversa. Un nome che testimonia il forte legame con il territorio. È proprio questo legame ad aver spinto il fondatore Alberto Verde a recuperare le vecchie tradizioni che hanno accompagnato la sua infanzia. Tra queste c’è la raccolta dell’uva Asprinio esclusivamente con lo scalillo, una scala a pioli lunga. Tre le etichette prodotte con il metodo tradizionale dell’Alberata Aversana: uno spumante e due vini bianchi fermi.
Cantine Bonaparte
Bellissima la descrizione che Cantine Bonaparte fa dell’Alberata Aversana: “La nostra è una storia di forza, coraggio e pazienza. La forza dell’uva in difficoltà. Il coraggio degli uomini ragno (vengono chiamati così i vignaioli n.d.r.) dalle grandi doti acrobatiche. La pazienza di preservare un’antichissima coltivazione che va via via scomparendo in queste aree. (…) La vinificazione e la spumantizzazione conoscono il buio ed il freddo di gole di tufo, profonde anche 15 metri. Come non può venire la voglia di bere un vino che stimola la testa prima che il palato?
Caputo 1890
La cantina principale è a Teverola, sede storica dell’azienda. È scavata nelle grotte di tufo del settecentesco palazzo di proprietà. Qui, da oltre vent’anni, viene prodotto il Caputo Brut, lo spumante metodo classico che, ottenuto con Asprinio, costituisce il frutto di appassionate ricerche condotte da anni per questo antico e nobile vitigno.
Cavasete
Cavasete è la storia di una tradizione che ha ripreso vita grazie a Giuseppe Luongo di Succivo che è il proprietario ed enologo della cantina. Fa piacere avere un custode in più di questa pratica (Giuseppe continua a prendersi cura delle alberate del nonno). Poco più di un ettaro per poche bottiglie prodotte, circa 5000. Questo ci aiuta a capire come sia un vino prodotto con dedizione artigianale.
De Angelis
Anche qui i ricordi sono stati la leva emotiva per ricominciare a produrre Asprinio, solo Asprinio: 8 etichette tra bianchi fermi, frizzanti e spumanti, più una grappa. “Da piccolo salivo su per quella scala strettissima ed altissima appoggiata ad un muro di casa”, scrive Francesco De Angelis. “Da ingegnere, ritornato alla campagna, affezionato alla terra perché memore di un amore inculcato sin da piccolo da mio padre, ho voluto riprende una parte della tradizione contadina di famiglia, la più antica, la più identitaria”.
I Borboni
I Borboni ha avuto origine dalle radici della famiglia Numeroso, già proprietaria, fin dalla seconda metà del ‘700, di 20 ettari di terreni vitati con la leggendaria forma di allevamento conosciuta come “vite maritata al pioppo”. La cantina offre visite guidate e degustazioni di Asprinio, abbinate a mozzarella di bufala e salumi. Alcune viti del Rivolta frizzante, dello spumante brut metodo Martinotti e del pas dosé metodo Classico hanno anche 350 anni.
Magliulo
La cantina Magiulo produce vino da 4 generazioni. Si trova all’interno di una profonda grotta di tufo a 14 metri di profondità scavata nell’Ottocento. Oggi, oltre all’Asprinio produce vini da vitigni autoctoni più celebri e anche di nicchia come il Pallagrello e il Casavecchia. Una delle loro etichette è prodotta con uve Asprinio allevate con l’incredibile sistema della vite maritata ai pioppi.
Masseria Campito
Masseria Campito ha puntato esclusivamente sull’Asprinio e produce 3 vini biologici in purezza: uno fermo, uno spumante metodo classico e uno spumante metodo Martinotti. Sono vignaioli FIVI, il che significa che imbottigliano esclusivamente le uve dei 6 ettari di vigneto di proprietà e seguono tutta la filiera direttamente.
Masseria I Santi
Ormai sarete degli esperti e capirete al volo perché i 4 fratelli della Masseria I Santi hanno chiamato 15 Metri la loro etichetta. Si tratta di un Asprinio di Aversa in purezza frizzante nato dalle migliori uve raccolte sulle loro alberate, perfetto da abbinare alla mozzarella di bufala.
Novantanovesima Grotta
Novantanovesima Grotta è l’azienda di Cesa, provincia di Caserta, con produzione nel settore agricolo e vitivinicolo biologico ed è specializzata in vino Asprinio.
Palazzo Marchesale
Le famiglie brianesi Benfidi Vanacore sin dai primi decenni dell’800 iniziarono la produzione di questo vino autoctono. Le cantine erano ricavate ad una profondità di 15 metri sotto terra, scavate a mano nel tufo. Questa attività è proseguita ininterrottamente per 4 generazioni, attraversando tutta la storia d’Italia fino a nostri giorni. L’attuale produzione conserva le caratteristiche assolutamente tradizionali su vitigni “maritati a pioppo” posti ad un’altezza di 15 metri e la vendemmia così come la conservazione avvengono ancora nelle corti di famiglia e nelle grotte ottocentesche, visitabili ancora oggi. Il vino viene conservato in botti di rovere.
Salvatore Martusciello
Martusciello ha chiamato il suo spumante 100% Asprinio con un nome interessante: Trentapioli per ricordare che la scala utilizzata per salire sull’alberata è alta 15 metri ed è formata da circa 30 pioli. Una cosa non eccezionale ma unica nel panorama viticolo non solo nazionale.
Terra Felix
La Cooperativa Sociale Terra Felix nasce nel 2012 come spin off di Legambiente all’interno del progetto “Ecomuseo terra felix” finanziato da Fondazione con il sud, finalizzato al recupero ed alla rigenerazione del Casale di Teverolaccio, una masseria del 1600 con finalità culturali e sociali. Tra queste c’è anche la produzione di poco più di un migliaio di bottiglie di Asprinio.
Vestini Campagnano
Vestini Campagnano è una realtà che ha un fortissimo legame con il territorio e con i suoi vitigni autoctoni come il Pallagrello bianco e nero e il Casavecchia. Produce l’Asprinio in due versioni fermo e spumantizzato.
Vitematta
Vitematta ha una particolarità, i terreni sui quali viene coltivata l’uva sono stati confiscati alla camorra. È su questi terreni che Vitematta persegue l’obiettivo di preservare la tradizione ancestrale dell’Asprinio, e non solo. Da Vitematta il vino è vinificato nelle tipiche grotte secolari dell’Agro Aversano scavate nel tufo.