Guida al vino Faro DOC: aromi, abbinamenti e migliori cantine

Il Faro DOC è certamente uno dei vini rossi più esclusivi ed eleganti nel panorama italiano. Infatti, il grande Luigi Veronelli lo ha sempre considerato una perla enologica assoluta del nostro paese. E in molti non hanno esitato a paragonare le versioni più interessanti ai migliori Bordeaux francesi. È prodotto solo in un solo comune della Sicilia (Messina) da una base di uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. Scopri di più con questa guida al profilo gusto-olfattivo, agli abbinamenti cibo-vino e all’enoturismo in cantina. E se sei interessato a conoscere meglio il panorama enologico italiano puoi cliccare sul tag Guida Vini Sicilia che trovi alla fine dell’articolo oppure puoi leggere il nostro articolo dedicato ai migliori risultati nelle competizioni internazionali.

Veduta dello Stretto di Messina dai vigneti della cantina Le Casematte sulle alture di Faro Superiore

Profilo gusto-olfattivo

Un tipico Faro DOC ha un colore rosso rubino brillante. Al naso, colpisce per intensità e ricchezza. Il profilo aromatico ha note fruttate fragranti che ricordano il gelso, il ribes e il lampone, che si armonizzano con cadenze floreali di gelsomino, viola e macchia mediterranea. Chiudendo gli occhi, riusciamo a cogliere sussurri olfattivi speziati di noce moscata, cardamomo e chiodi di garofano, abbracciati dalla delicata balsamicità del mentolo. Particolarmente interessanti le note di cacao, grafite e humus, che se da un lato rendono il vino profondo, dall’altro aggiungono eleganza e personalità. Al palato è complesso, vibrante e strutturato, armonioso e persistente. La nota sapida lo rende ancora più voluttuoso, vivo e intrigante. La chiusura in bocca è lunga e lascia un ricordo di liquirizia, mentuccia e spezie.

Il Faro della cantina Palari nasce in ripidi vigneti situati a S. Stefano Briga, sulle colline che si affacciano sullo stretto di Messina

Abbinamento cibo-vino

Il Faro DOC trova l’abbinamento ideale con arrosti e carni rosse. Inoltre, è ottimo per esaltare selvaggina e formaggi stagionati. Da provare con una grigliata, oppure con le braciole di vitello, il capretto alla messinese, il montone al forno e il polpettone. Oppure il Formaggio Ragusano o il Pecorino Siciliano stagionato.

Le cantine

Come ti dicevo, questo vino è prodotto solo in un comune in tutta Italia. Quindi, si può considerare una produzione di nicchia. Tra i portabandiera della denominazione c’è sicuramente Salvatore Geraci, titolare della cantina Palari: l’uomo del “Rinascimento” della DOC Faro insieme a Luigi Veronelli. Alcune cantine hanno intrapreso la scelta del biologico come Bonavita fondata nel 2004 da Giovanni Scarfone e Le Casematte: la cui interpretazione di Faro DOC è stata premiata al concorso Vinibuoni d’Italia del Touring Club. Tra i produttori più noti figura certamente anche la Tenuta Enza La Fauci.

Vini Faro DOC di Messina: Da sinistra, il Palari Faro DOC di Salvatore Geraci, Bonavita Faro DOC, Enza La Fauci Oblì Faro DOC e Le Casematte Faro DOC

Dove e con quali vitigni si produce?

Faro è il nome di uno dei più importanti vini rossi siciliani a Denominazione di Origine Controllata (dal 1976), che può essere prodotto in un solo comune: Messina, sulle colline e lungo le coste che si affacciano sullo Stretto in una lingua di terra chiusa tra il Mar Tirreno e il Mar Ionio. I vitigni usati per la vinificazione sono esclusivamente tradizionali dell’area nord-orientale della Sicilia. La varietà base è il Nerello Mascalese (presente in una percentuale che varia dal 45 al 60% a seconda della scelta della cantina), è previsto inoltre l’utilizzo di Nerello Cappuccio (15-30%) e Nocera (5-10%). Possono, infine, essere usate in piccola percentuale anche i vitigni Calabrese (Nero d’Avola), Gaglioppo (Montonico Nero) e Sangiovese. Il vino Faro deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno un anno.

Perché si chiama così?

Le origini del nome più accreditate sono due: potrebbe derivare da Punta Faro, posta all’estremità dello Stretto di Messina, o dall’antica popolazione greca dei Pharii, che colonizzarono gran parte delle colline messinesi. La produzione vitivinicola in questi territori, infatti, ha alle spalle una storia millenaria, che si fa risalire perlomeno all’età Micenea (XIV secolo a.C.). Nel XIX secolo, poi, il vino Faro ha solcato il Mediterraneo per approdare in Francia, dove veniva impiegato per “tagliare” i vini di Borgogna e di Bordeaux.