Lambrusco: il vino delle feste più food-friendly d’Italia. Difficile sbagliare portandolo in tavola!

Lambrusco: il vino delle feste. Difficile sbagliare portandolo in tavola!

Continua il successo del Lambrusco. Il New York Times lo aveva eletto come il vino delle feste, parlando di un nuovo corso per questa tipologia tradizionale italiana in un articolo di Florence Fabricant. Più recentemente è stata la critica di Wine Enthusiast, Kerin O’Keefe, a celebrarlo invitando tutti a guardare con occhi nuovi alle varie versioni di Lambrusco It’s time to take a fresh Look at Lambrusco. Bestproducts.com lo ha definito come un vino perfetto anche per l’estate: delizioso, rinfrescante e il più food-friendly d’Italia. Insomma, un vino che riesce ad accompagnare alla perfezione tantissime pietanze.

Perché si parla di riscoperta del Lambrusco?

Lo stereotipo del vino rosato dolce e frizzante che ha inondato l’America tra gli anni ’70 e ’80 è oggi superato. Già nel 2012, il critico enologico Eric Asimov parlava di “rinascita” delle versioni “secche, dai sentori terrosi e leggermente ammandorlate eppure gioiose e rinfrescanti” (The New York Times. Lambrusco Wants You Back).

Il punto di vista della stampa internazionale sembra, quindi, indicare unanimemente un nuovo inizio, o meglio un “ritorno” del Lambrusco come afferma Tom Ough del Telegraph.

Con cosa abbinare il Lambrusco

Difficile sbagliare portando in tavola questo vino. Perfetto l’abbinamento tra Lambrusco e tutti i primi conditi con sugo a base di pomodoro. Ottimo per accompagnare un tagliere di salumi e formaggi. Davvero piacevole con i più svariati tipi di carne. Esalta in particolare la cucina regionale con le sue specialità a base di carne di maiale, come il prosciutto di Parma, la mortadella, ma soprattutto un grande classico delle feste di Natale e Capodanno: lo zampone. Perfetto anche con il tipico bollito misto e la lasagna bolognese. Ma anche con i tortellini al ragù, la pizza quattro stagioni, il pollo fritto, gli agnolini in brodo e la piadina romagnola. Solo per fare qualche esempio.

Tipologie

In realtà, si dovrebbe parlare di Lambruschi (al plurale) perché questi vini sono prodotti con cultivar diverse e con vinificazioni differenti. L’elemento in comune è il fatto di essere il vino simbolo dell’Emilia.

Esistono ben 4 DOC “specifiche” per il Lambrusco: Sorbara, Grasparossa di Castelvetro, Salamino di Santa Croce (tutte emiliane) ed il Mantovano (prodotto in Lombardia). I disciplinari di produzione delle Denominazioni di Origine Controllata sottolineano una curiosità e un primato: “il Lambrusco è considerato uno dei vitigni più autoctoni del mondo in quanto deriva dall’evoluzione genetica diretta della vitis vinifera silvestris occidentalis la cui domesticazione ha avuto luogo nel territorio modenese.”

Da non perdere la rifermentazione naturale in bottiglia

In particolare, Slow Wine ha parlato del Lambrusco di Sorbara Radice di Paltrinieri come l’archetipo della rifermentazione naturale in bottiglia del Sorbara da lieviti indigeni. Un vino di grande complessità aromatica con riferimenti vinosi e di frutti di bosco, sorso fresco e asciutto con un finale sapido e profondo.

L’uso di lieviti indigeni riporta alla tradizione centenaria del territorio, quando era l’andamento climatico a dettare i tempi della rifermentazione in bottiglia. I lieviti indigeni erano meno reattivi di quelli selezionati, così le temperature invernali riuscivano a bloccare la fermazione, mantenendo un residuo zuccherino nel vino. Dopo l’imbottigliamento nel mese di marzo, il tepore primaverale risvegliava i lieviti dormienti, innescando la riferimentazione che regalava l’identitaria effervescenza al Lambrusco.

E che dire del Lambrusco Metodo Classico o a Piede Franco…

Gli anni ’70 hanno segnato l’espansione commerciale del distretto vitivinicolo con l’introduzione del Metodo Martinotti (rifermentazione in autoclave). Anche se non mancano cantine che oggi utilizzano il Metodo Classico, come nel caso del Dr prodotto dalla Cantina della Volta, il primo Lambrusco ad aver trascorso 84 mesi sui lieviti (scopri di più sull’articolo Cosa significa “metodo classico” riferito ad un vino?). Inoltre, è possibile trovare anche rarissime versioni a piede franco, ad esempio Le Ghiarelle Lambrusco di Grasparossa di Podere Fiorini.

Itinerari, cantine e consorzi: 

Area geografica dei vini D.O.C.G. e D.O.C. dell'Emilia Romagna
Area geografica dei vini D.O.C.G. e D.O.C. dell’Emilia Romagna – clicca sulla mappa (www.enotecaemiliaromagna.it)

Come scegliere cosa assaggiare?

Come orientarsi in un panorama così complesso? La guida Slow Wine ha selezionato 4 cantine di talento:

  • Tenute Chiarli di Castelvetro che propone il Lambrusco di Sorbara Vecchia Modena Premium M.H.
  • Gianfranco Paltrinieri di Bomporto e il suo Lambrusco di Sorbara Radice
  • Cantina della Volta di Bomporto con il rosé Lambrusco di Modena M. Cl
  • Podere il Saliceto di Campogalliano che ha tra le sue referenze il Lambrusco di Modena l’Albone